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La realizzazione del progetto curatoriale site specific, che ha coinvolto i due artisti Alessandro Costanzo e Stefan Milosavljevic, ha avuto sin dal principio l’obiettivo di innescare un dialogo a più voci in cui cercare di far emergere in un primo momento la specifica natura di ciascun artista, per poi lavorare nella direzione di una collaborazione sinergica e armonica, dove l’input del singolo divenisse allo stesso tempo stimolo e limite per l’altro.
Per la prima volta, i due artisti si sono trovati a doversi confrontare direttamente con una visione altra, diversa da quella specificamente personale, ad uscire dalla propria comfort zone, per esplorare una dimensione nuova e inaspettata.
La componente sperimentale e di rottura di uno schema predefinito è insita anche nella scelta stessa della location con cui gli artisti si sono dovuti confrontare, ossia la project room della galleria partner del Premio, la Galleria PUNTO SULL’ARTE di Varese, da tempo punto di riferimento di una proposta artistica specificamente figurativa nel panorama delle gallerie italiane.
Partendo da questi presupposti, il lavoro curatoriale è iniziato dall’approfondimento delle due diverse personalità artistiche che, per quanto giovani, dimostrano già una chiara linea di ricerca personale.
Da un lato Alessandro Costanzo, giovane artista catanese, la cui ricerca artistica è incentrata sul concetto di luogo, indagato nella sua accezione più intima e personale, e sulle specifiche dinamiche relazionali inevitabilmente correlate ai luoghi chiave della nostra esistenza.
Nella sua produzione è possibile rintracciare delle componenti cardine, sia dal punto di vista dei materiali impiegati, sia da quello delle tematiche concettuali cui fa riferimento: l’utilizzo di un materiale naturale e malleabile, come la cera d’api, rimanda immediatamente all’idea di un alveo intimo, di una casa naturale e incontaminata, mentre il ricorso al filo riconduce inevitabilmente al concetto di legame, inteso soprattutto nella sua definizione di “rapporto o vincolo affettivo” che viene ad instaurarsi tra le persone e i luoghi e che può essere tanto prezioso quanto incredibilmente precario.
Dall’altro lato Stefan Milosavljevic, di origine serba, vicentino di adozione, si muove su un terreno più eterogeneo per quanto concerne il versante specifico dei medium utilizzati, sebbene anche nella sua poliedricità artistica siano riconoscibili delle costanti connesse ad una personalissima dimensione socio/culturale, spesso circoscritta a particolari situazioni intimistiche e domestiche.
Nello specifico, i rimandi più o meno velati a situazioni e sensazioni radicate nel suo vissuto familiare o i riferimenti a particolari episodi storici legati al suo paese di origine, fungono da stimolo per lo sviluppo di opere il più delle volte di natura installativa. Nei suoi lavori, l’osservatore viene posto di fronte a composizioni dall’estetica apparentemente gioiosa, che si muovono in una dimensione poetica, spesso impalpabile e leggera, ma che in realtà inducono a scavare sotto la superficie, aspettando solo di potersi raccontare.
[Estratto dal testo “Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte” di Martina Campese e Raffaella Ferraro]